• 030 728 3030
  •  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Scritto il 20 Novembre 2020

LICENZIAMENTI, IL BLOCCO VA AVANTI: COSA SUCCEDE, COSA ACCADRA’ (E COSA SERVIREBBE!)

Il blocco licenziamenti è attualmente in vigore fino al 31 gennaio 2021, ma la Legge di Bilancio in arrivo è pronta a prorogare il blocco fino alla fine di marzo 2021: scopriamo tutte le regole che aziende e lavoratori non possono non conoscere.

Ininterrottamente in vigore da marzo 2020 (ne avevamo parlato in un precedente articolo), il blocco dei licenziamenti è nuovamente prorogato. Ma almeno questa volta ci saranno più certezze. Si, perché l’ultimo sistema di blocco, previsto dal DL agosto, subordinava il perdurare del divieto a procedere coi licenziamenti per motivi economici all’utilizzo della cassa integrazione, o al godimento dello sgravio contributivo cui si aveva diritto in caso di non utilizzo della cassa stessa.

Un sistema che ha comportato un “blocco dei licenziamenti mobile”, senza scadenze fisse valide per tutte le aziende, e con l’ovvia conseguenza di generare caos e dubbi (il più grande era: ma per quelle aziende che non hanno mai usato la cassa, e nemmeno vogliono usarla? Possono licenziare? Apriti cielo. Nessuno lo ha mai scoperto davvero).

 

Proroga blocco licenziamenti: e ora? Come funzionerà? Fino a quando?

Il Governo ha deciso di fugare ogni dubbio: il blocco dei licenziamenti economici (ossia: quelli per giustificato motivo oggettivo, oppure i licenziamenti collettivi) sarà valido per tutte le aziende (e diventa irrilevante l’utilizzo o meno della cassa), almeno fino al 31 gennaio 2021. A prevederlo è l’articolo 12 del DL Ristori (DL 137/2020).

 

Dunque quali sono i casi in cui si può procedere a licenziamento?

Rimangono permesse le seguenti tipologie di licenziamento (che solo le stesse già previste anche dal Decreto Agosto, nuovamente ribadite dall’articolo 12 del DL Ristori), che dettagliamo qui sotto in un agevole elenco:

  • Licenziamenti disciplinari (quello per “giusta causa” o per “giustificato motivo soggettivo)
  • Licenziamenti per mancato superamento del periodo di prova (cosi detto “licenziamento ad nutum”)
  •  Licenziamento per superamento del periodo di comporto (quando si va oltre il periodo massimo di diritto alla conservazione del posto per malattia)

Inoltre, rimangono invariate le previsioni del DL Agosto, secondo cui, restano sempre permessi, come delle “eccezioni” ai licenziamenti per motivi economici:

  • i Licenziamenti intimati nei casi di cessazione definitiva dell’attività d’impresa.
  • I Licenziamenti intimati a seguito di fallimento, in mancanza di esercizio provvisorio dell’impresa.
  • I Licenziamenti intimati al personale già impegnato in appalto in caso di subentro di un nuovo appaltatore in base alla legge, al CCNL applicato ovvero ad una clausola del contratto di appalto.
  • I Licenziamenti che avvengono in esecuzione di un accordo collettivo aziendale (stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale) che preveda un incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro. In questi casi, i lavoratori che aderiranno all’accordo di incentivazione all’esodo sarà comunque garantito il trattamento di NASPI.

Insomma: oltre alla proroga del blocco licenziamenti, valida per tutti, nulla è cambiato rispetto alle previsioni del DL Agosto.

 

Ma davvero il blocco si fermerà al 31 gennaio?

La risposta a tal quesito è pressoché certa: il blocco andrà avanti. A prevederlo è la Legge di Bilancio, di recente approvata dal Consiglio dei Ministri, e che sta per approdare alle Camere per l’analisi parlamentare. Stando all’ultima bozza approvata, il blocco licenziamenti sarà valido per tutte le aziende al 31 marzo 2021 (anche su forte richiesta delle forze sindacali).

Ma attenzione: si tratta di una bozza, e finché non vi sarà l’approvazione di Camera e Senato, tutto potrà cambiare.

 

È la scelta giusta? Il blocco dei licenziamenti è una “cosa buona”?

Domanda da un milione di euro (oltre che essere una delle domande più divisive di questo periodo).

Da un lato c’è chi sostiene che il blocco dei licenziamenti stia solo facendo male all’economia, impedendo alle imprese di fare delle scelte (appunto, licenziare) per tenere in vita le aziende, o comunque per avviare dei processi di cambiamento e rinnovamento.

Dall’altro, c’è chi sostiene che il blocco dei licenziamenti sia di vitale importanza, in quanto garantisce un minimo di reddito a milioni di italiani, i quali sarebbero altrimenti allo sbando.

Una cosa, però, è certa: il blocco dei licenziamenti, un giorno, finirà. E li si teme che le aziende faranno comunque ciò che le è stato impedito di fare fin’ora: licenziare.

E qui emerge il vero problema. Sarebbe stato necessario sfruttare meglio questo periodo di sospensione per preparare le persone al ritorno della normalità: investimenti su formazione, acquisizione di nuove competenze e riqualificazione del bagaglio di skils tecnologiche dei lavoratori. Solo così sarebbe stato possibile garantire un futuro a quelle persone (difficile dire quante) che perderanno il lavoro al termine del blocco, ed avranno bisogno di essere competitivi in un mercato del lavoro sempre più in costante evoluzione.

La formazione (costante) è sacra e garantisce dinamismo economico: non contemplarla in modo serio durante questo periodo di blocco, è semplicemente follia.

 

 

 

Condividi con:

  • Via del Sebino 12/B, 25126 Brescia (BS)

  •  Via F. Algarotti 4, 20124 Milano (MI)

  •  Via Repubblica 114, 25068 Sarezzo (BS)

  • 030 7283030 (Brescia) -  02 97190054 (Milano)

  • 030 3392236

  • 347 1818399

  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.