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ACCORDO EFFICIENTE, SMART WORKING VINCENTE

Scritto il 22 Dicembre 2021

L’esperienza pandemica ha portato milioni di lavoratori alla scoperta dello smart working, complici le restrizioni e l’impossibilità di affollare gli uffici come prima. Tuttavia, abbiamo conosciuto una mera forma emergenziale, ben lontana dal vero ideale di lavoro smart, anche per l’assenza dell’elemento cardine dell’istituto: l’accordo tra le parti.

Ma la pandemia finirà e le regole ordinarie torneranno: scopriamo, allora, come organizzare uno smart working vincente, sia per l’azienda che per il lavoratore.

Introduzione

Maggior autonomia, delega delle responsabilità, lavoro per obiettivi e non più per tempi: sono tutti sinonimi dello smart working, definito dall’Osservatorio del Politecnico di Milano come “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”. 
E se alcuni lavoratori (genitori soprattutto) dovessero storcere il naso dinanzi a tale definizione, pensando ai giorni difficili di quarantena dove la separazione tra vita privata e lavoro era completamente azzerata, il motivo potrebbe essere solo e soltanto uno: quello che hanno sperimentato non era vero smart working.
Sì, perché il lavoro, per essere definito davvero smart, deve esser ben organizzato, così come anche il lavoratore deve essere formato e messo nelle condizioni di imparare un vero e proprio nuovo modo di svolgere la prestazione lavorativa. Dunque, se la pandemia ha portato milioni di persone a conoscere e utilizzare il termine “smart working”, a parere di chi scrive, non si può dire allo stesso modo che abbia insegnato alle persone a lavorare in modo agile, in un modo completamente differente da quello che facevano letteralmente fino al giorno prima.

Potenzialità del lavoro agile

Sul lungo termine, le aziende potrebbero beneficiare di una lunga serie di costi ridotti, dalle spese di affitto per uffici ampi (che dunque non sarebbero più necessari), al riscaldamento in inverno e arrivando ai condizionatori in estate; inoltre, i risparmi sarebbero evidenti anche dal lato del lavoratore, il quale dovrebbe farsi carico di sempre minori spese di trasporto (a beneficio collettivo di tutti, in quanto le strade saranno meno affollate e l’atmosfera meno inquinata) per non parlare del risparmio della risorsa più importante, che tornerebbe sempre più nella disponibilità del lavoratore: il tempo!

Ma è davvero tutto qua?

In realtà no. Un’ampia diffusione dello smart working, come molti esperti hanno già fatto notare, potrebbe avere ripercussioni ben più ampie di quelle appena descritte, che potrebbero davvero sconvolgere (in senso positivo) il mondo del lavoro e il modo di gestire le human resources.

Come?

Si pensi, ad esempio, a un semplice processo di recruiting, a un’azienda che cerca di espandersi e ha bisogno di nuovo personale alle proprie dipendenze; ora, supponiamo che quest’azienda sia molto matura, “sul pezzo”, per così dire, perché ha un buon piano di smart working, ben radicato in una solida cultura aziendale basata sulla condivisione e sulla capacità di fare squadra anche a distanza.
Ecco, quest’azienda non avrà limiti, perché potrà cercare la propria risorsa davvero ovunque, spezzando i giurassici vincoli geografici che impongono a un candidato di dover essere quanto più vicino alla sede aziendale presso la quale si propone; e badate: non si tratta di una premonizione, lo scenario appena descritto è già realtà per molte aziende, alcune delle quali (sulla Luna rispetto alla media attuale, lo ammetto) assumono solo per posizioni al 100% smart, dove il coordinamento avviene esclusivamente on-line e i colleghi si ritrovano di persona poche volte all’anno, durante eventi organizzati che promuovono l’intensificazione delle relazioni.
Come dicevo poc’anzi: si tratta di una realtà, di un nuovo modo di vivere la vita professionale, più stimolante, motivante e perfettamente concorrenziale, perché, se posso cercare una risorsa ovunque nel mondo, nessuno rimarrà insostituibile, e allora ecco che tutti saranno incentivati a dare il meglio (dunque, grandi vantaggi in termini di produttività aziendale).

 

Articolo estratto da Euroconference Lavoro di Mercoledì 20 Ottobre 2021

 

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