Il Coaching: le origini, il legame con lo sport e l’evoluzione nel business
Scritto il 03 Ottobre 2019
ll significato della parola inglese coach è sia cocchio, un mezzo per andare da un luogo a un altro, che allenatore/insegnante. Il coaching integra i due concetti: è un mezzo per andare da un luogo a un altro, per raggiungere una condizione desiderata a partire da quella attuale, attraverso un percorso di allenamento.
ll coaching ha una natura multidisciplinare, che riunisce in sé principi e contributi della filosofia classica, dell’ambito sportivo, dell’ambito del management aziendale, della psicologia cognitiva e umanistica, fino alla psicologia positiva, accomunati dall’impegno nel miglioramento dell’individuo e del suo benessere.
Le radici millenarie del coaching, una piccola Storia: Socrate e la Maieutica
Possiamo considerare Socrate come il ‘Padre Ispiratore’, l’antesignano, del Coaching. La maieutica (che significa arte della levatrice), da lui fondata, è in sintesi l’arte di far venire alla luce, attraverso il dialogo, ciò che è già proprio della persona, la consapevolezza della verità che è già dentro di lui. Proprio come una levatrice il filosofo di Atene intendeva “tirar fuori” all’allievo pensieri assolutamente personali, a differenza di quanti volevano imporre le proprie vedute agli altri con la retorica e l’arte della persuasione. Socrate filosofava con le persone dialogando e ponendo loro domande (“Domande Potenti”, n.d.a.), anziché facendo discorsi e tentando di convincerle, interrogava i suoi interlocutori stimolandoli a una continua crescita nella conoscenza, senza mai forzare o suggerire risposte.
Allo stesso modo il coach non giudica, non dà consigli né ricette, ma ascolta con mente aperta affiancando il cliente per far emergere verità e consapevolezza personale.
Quasi 2.500 anni dopo Socrate un professore universitario di Harvard, nonché giocatore e istruttore, Tim Gallwey, pubblica un libro, The Inner Game of Tennis, a seguito del quale verrà considerato unanimemente il Pioniere del Coaching.
Il concetto centrale del libro: ‘L’avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che abbiamo dall’altra parte della rete’ segna una rivoluzione nel mondo e nelle tecniche dell’allenamento sportivo, portando in primo piano la necessità di tenere conto degli ostacoli personali interni e di sviluppare la fiducia nelle proprie capacità di apprendere in modo naturale dalla propria esperienza diretta. Solo riconoscendo e minimizzando le interferenze interne e rafforzando la propria autoefficacia l’atleta può esprimere una performance ottimale.
Ancora una volta al centro del metodo troviamo la capacità della persona di esprimere, estrarre da dentro se stesso, la propria verità in termini di potenzialità e performance.
L’approccio di Gallwey è sintetizzato nella formula:
POTENZIALE - INTERFERENZE = PRESTAZIONE
John Whitmore è un ex pilota di automobilismo diventato poi consulente aziendale. Molto colpito dal libro di Gallwey, collaborò inizialmente con lui alla diffusione del coaching in ambito sportivo, sviluppando successivamente una rielaborazione del metodo dedicata al mondo del business, che mette al centro lo sviluppo delle potenzialità della persona più che la limitazione delle interferenze.
Il metodo GROW (Goals, Reality, Options, Will) è stato illustrato in un libro uscito nel 1992 “Coaching for performance”, che è tuttora il libro sul coaching più venduto al mondo. Strumento centrale del metodo sono le cosiddette domande efficaci (RIECCOLE!!) che il coach pone al cliente, come mezzi per stimolare la consapevolezza della situazione, degli obiettivi, della determinazione, degli ostacoli, eccetera.
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