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CASSAZIONE: LA REPERIBILITÀ NOTTURNA È ORARIO DI LAVORO E VA RETRIBUITA IN MODO PROPORZIONATO

Scritto il 05 Settembre 2025

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema molto discusso nel settore delle cooperative sociali: la reperibilità notturna con obbligo di presenza fisica in azienda.
Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha cassato la sentenza della Corte d’Appello di Palermo che aveva confermato le pretese contributive dell’INPS nei confronti di una cooperativa, rinviando per un nuovo esame della questione.

I fatti

  • L’INPS, a seguito di verbali ispettivi, contestava alla cooperativa la mancata erogazione dell’indennità per lavoro notturno e il mancato pagamento delle ore di straordinario notturno.
  • La cooperativa sosteneva che tali periodi fossero coperti dall’indennità prevista dal CCNL per i turnisti e che eventuali eccedenze fossero compensate tramite riposi.
  • Tribunale e Corte d’Appello avevano dato ragione all’INPS, ritenendo valide le risultanze ispettive e la qualificazione delle ore come straordinario non retribuito.

La decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato in parte il quadro, richiamando la normativa europea (Direttiva 2003/88/CE) e la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE:

  • Orario di lavoro e riposo sono concetti alternativi.
    Se il lavoratore è obbligato a pernottare presso la sede aziendale, anche senza attività effettiva, quel tempo rientra a tutti gli effetti nell’orario di lavoro.
  • Retribuzione adeguata e dignitosa.
    Non è detto che spetti automaticamente lo straordinario notturno, ma la retribuzione non può ridursi a una mera indennità forfettaria di poche decine di euro. Deve rispettare i principi costituzionali di proporzionalità e sufficienza (art. 36 Cost.).
  • Ruolo del giudice.
    Se la disciplina collettiva prevede compensi inadeguati, il giudice può disapplicarla e determinare un trattamento conforme ai principi costituzionali, anche facendo ricorso ai poteri integrativi ex art. 1374 c.c.

Conseguenze pratiche

1. Per i datori di lavoro:

  • non è più sostenibile liquidare la reperibilità notturna con una semplice indennità minima;
  • occorre valutare attentamente il CCNL applicato e la congruità dei compensi rispetto ai principi costituzionali.

2. Per i lavoratori:

  • si consolida il riconoscimento che la presenza fisica in azienda, anche senza attività effettiva, è tempo di lavoro;
  • ciò apre la strada a rivendicazioni economiche fondate sui principi costituzionali e sulla normativa UE.

3. Per gli HR e i consulenti:

  • diventa fondamentale rivedere le policy interne e la gestione dei turni di reperibilità;
  • è consigliabile effettuare un check di conformità tra CCNL applicato, prassi aziendale e giurisprudenza.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione ribadisce un principio chiave: il lavoro non può essere svalutato attraverso indennità simboliche quando il lavoratore è obbligato a mettere a disposizione tempo e presenza fisica.

📌 Per le cooperative sociali (ma non solo), il tema della reperibilità notturna va ripensato alla luce di questo orientamento, con possibili ricadute sia sul piano retributivo che su quello contributivo.

La sfida per le imprese sarà quella di bilanciare esigenze organizzative e sostenibilità dei costi con la garanzia di una retribuzione proporzionata e dignitosa, in linea con Costituzione e diritto europeo.

 

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