Cosa ne sarà di aziende e lavoratori in autunno? Il Governo è al lavoro per il nuovo decreto
Scritto il 16 Luglio 2020
Con la cassa integrazione in scadenza e mille dubbi che fanno ombra al mondo del lavoro, il Governo è allo studio del nuovo Decreto in arrivo per la fine di Luglio.
Dopo mesi difficilissimi, l’Italia vive il suo periodo di tregua. Non solo in termini sanitari, ma anche nel mondo del lavoro: molti hanno riaperto e i lavoratori in cassa stanno pian piano rientrando nelle aziende o negli uffici. Ma quanto durerà? E’ solo una bolla estiva o siamo definitivamente diretti verso la ripresa? Rispondere a domande del genere è semplicemente impossibile: nessuno di noi ha una sfera di cristallo. Ciò che si può (e che si deve) fare, è prevenire.
Il mondo del lavoro ha bisogno di risposte certe e di forme di garanzia.
I lavoratori hanno bisogno di sapere che verranno tutelati i livelli occupazionali, e che i pagamenti delle integrazioni salariali avverranno in tempi ragionevoli.
Le imprese, invece, hanno bisogno di sapere che non saranno lasciate sole, perchè sarà da loro che partirà la vera ripresa.
Per questo il governo si sta già muovendo: verrà presto richiesto al Parlamento l’autorizzazione ad un nuovo scostamento del deficit, in modo da finanziare un nuovo Decreto che ponga le basi per tutelare il mondo del lavoro durante l’autunno.
Il Decreto, che dovrebbe arrivare (si spera) entro la fine di luglio, avrà come perno fondante la proroga della cassa integrazione, visto che, per la maggior parte delle imprese che sono in cassa da inizio lockdown, le settimane usufruibili termineranno proprio in questi giorni.
Novità assoluta è la “differenziazione” con cui verranno prorogati gli ammortizzatori sociali causa covid:
- da un lato, dovremmo avere una proroga generalizzata della cassa integrazione fino a fine ottobre 2020;
- dall’altro lato, avremo un sistema di “proroga prolungata” già fino alla fine dell’anno in corso, ma solo per le imprese che si qualificheranno come “facente parti ai settori più colpiti dal Covid-19”.
Non è ancora chiaro come saranno identificate tali categorie, ma è molto probabile che si faccia riferimento ai codici ATECO delle singole aziende, per capire in quale regime di proroga ci si trova (semplice o lunga).
Tra i settori che dovrebbero rientrare nel regime di proroga lunga, abbiamo l’intera filiera del turismo, il settore delle fiere e dei congressi ed il settore dell’organizzazione di eventi. Sarebbe invece sotto analisi la possibilità di includere in questo regime lungo anche i settori legati all’istruzione ed al sistema educativo privato (sui cui non si hanno ancora certezze in merito alle riaperture), così come a mense e imprese di pulizie.
Attesissima anche la decisione per quanto riguarda i contratti a termine ed il blocco dei licenziamenti.
Per quanto riguarda i contratti a tempo determinato, è possibile che vi sia una deroga alla necessità di apporre causali a contratti che vanno oltre i 12 mesi, a condizione che detti contratti siano attivi alla data del 23 febbraio 2020. Su questo punto sarà però necessario attendere conferme, visto che ci sono forti riserve da parte del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo.
Ben più probabile è invece la proroga del blocco dei licenziamenti, ad oggi in vigore fino al 17 agosto, e che dovrebbe proseguire fino al 31 dicembre 2020; la proroga riguarderà sempre i soli licenziamenti per motivi economici (i cosi detti “Licenziamenti per motivi oggettivi”) e dunque non esclude la possibilità che avvengano licenziamenti per altri motivi, come quelli disciplinari, o per superamento del comporto, o ancora, per mancato superamento del periodo di prova.
Va inoltre sottolineata la possibilità che il decreto in arrivo preveda espressamente di poter licenziare in 3 casi: fallimento, cessazione dell’attività o dell’unità produttiva, oppure accordo sindacale per un’uscita concordata col lavoratore.
Si tratterebbe di una puntualizzazione importante. Infatti, secondo alcuni esperti di diritto del lavoro, simili licenziamenti potrebbero essere già permessi; secondo altri invece sarebbero tutti e tre da includere nell’alveo dei licenziamenti per motivi economici vietati: un chiarimento in questo senso può solo prevenire e risolvere in anticipo dei potenziali contenziosi giudiziari.
Ed infine, chiudiamo con gli incentivi fiscali/contributivi in arrivo: il Governo starebbe studiando una serie di incentivi inquadrabili come “misure passive” al mantenimento delle soglie occupazionali nelle aziende; in particolare, dovrebbero entrare in vigore degli sgravi contributivi per aziende che assumono a tempo indeterminato e che non licenziano (nel dettaglio, ad oggi si parla di sgravi contributivi della durata di sei mesi per aziende che assumono a tempo indeterminato e che si impegnano a non licenziare nessuno per 9 o 12 mesi: vedremo in che termini verrà attuata questa misura).
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