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SCENE DA UN MATRIMONIO (TRA LA FORMAZIONE PER IL MANAGEMENT E IL CINEMA): I SINDACATI, A "WALL STREET"

Scritto il 05 Gennaio 2021

Con questo articolo continuiamo a mettere in “relazione“ i grandi temi del Management e del Lavoro, attraverso la Settima Arte: il Cinema. Oggi vogliamo parlare di relazioni sindacali, relazioni che sia nelle organizzazioni che al Cinema spesso si palesano essere molto pericolose, molto “hard”.

Le relazioni sindacali costituiscono un coacervo di dinamiche strutturali e sovrastrutturali, formali ed informali, che hanno l’obiettivo in genere di disciplinare gli aspetti lavorativi, tendenzialmente partendo dalla considerazione che i lavoratori hanno una minore forza contrattuale rispetto ai datori di lavoro/imprenditori.

Premesso che per raggiungere quanto sopra si deve costruire ed interpretare una contrattualistica del lavoro spesso molto complessa, articolata per livelli più o meno decentrati (dalla contrattazione nazionale a quella aziendale, passando per quella territoriale) e per comparti professionali (metalmeccanico, gomma plastica, commercio, studi professionali, edilizia e tanti altri…sono circa 300 i ccnl in Italia!),  le relazioni sindacali sono caratterizzate da una relazione molto intima e forte tra datori di lavoro e dipendenti, tra imprenditori e sindacati, ma anche tra la Direzione del Personale (gli Uffici HR) e lavoratori.

Storicamente le relazioni sindacali trovano, su due tavoli opposti, le associazioni di categoria datoriali (che difendono la reddittività dell’impresa) e le corporazioni sindacali “maggiormente rappresentative” che difendono (o dovrebbero difendere!) i diversi interessi dei lavoratori dipendenti. Il possibile confronto tra queste c.d. “parti sociali”, dagli interessi inevitabilmente molto contrapposti, si concretizza in un processo dialettico generalmente molto lungo, che vede nel negoziato per la definizione e firma del contratto di lavoro nei suoi diversi livelli e relativa disciplina il suo punto di arrivo. Questo processo dialettico molto spesso trova il suo “punto di caduta” in momenti di intensa conflittualità, molto elevata, che dallo sciopero possono portare all’occupazione dell’azienda, al picchettaggio, alla serrata con la quale il management aziendale o la sua proprietà impedisce ai lavoratori il ritorno in azienda.

Nella logica delle relazioni sindacali inevitabilmente rientrano pure la tutela del lavoratore, le garanzie del posto di lavoro durante periodi di crisi aziendale, mediante la costruzione e la gestione di meccanismi di compensazione sociale (ammortizzatori sociali, incentivi, outplacement ecc.) rivolti ad attenuare il trauma di un licenziamento, in particolare quando questo riguarda centinaia se non migliaia di persone.

Dal punto di vista cinematografico quanto sopra è stato intensamente “ripreso”, pensiamo ad alcuni film in particolare (la maggior parte sono europei e molti italiani, chissà come mai…), quali verbigrazia: “In guerra” (il titolo la dice lunga, eh?), “Le nostre battaglie” (aridaje!), “Volevo solo dormirle addosso”, “Billy Elliot”, “Novecento”, “La classe operaia va in paradiso”, “Risorse umane”, L’apparenza inganna”, “Hoffa”, “Tra le nuvole”,  “7 Minuti”;  “I Compagni”, “Grazie signora Thatcher”, “Metropolis”, “Bread and roses”, “We Want sex”…mi fermo!

In verità oggi più che mai speriamo che tutti gli attori in gioco vogliano “andare oltre”, vogliano entrare in un’ottica di superamento della dialettica dogmatica tra “padroni” (che pessima termine, vero? Eppure appare nel lessico sindacalese…) e lavoratori: si desidera quindi che prevalga una tendenza all’instaurarsi di nuove relazioni sindacali imperniate sulla logica win-win e orientate alla costruzioni di rapporti maturi, responsabili e duraturi, finalizzati alla stabilità, che consentano ed entrambe le parti sociali (in pratica, aziende e lavoratori) di prosperare.

Il film “paradigma” che recita la costruzione di rapporti responsabili nelle relazioni sindacali è il mitologico “Wall street”, del 1987 con la regia di Oliver “guerra in Vietnam” (!) Stone.

Il giovane Bud Fox (Charlie Sheen) lavora come intermediario (broker) alla Jackson Steinem & Co: vorrebbe lavorare con Gordon Gekko (Micheal Douglas), un famoso e potente squalo della finanza, ciò accade e gli affari gli andranno bene, nella vita spericolata della New York anni ‘80, quando si era solo all’inizio della “querelle” tra economia finanziaria ed economia reale…

Nel film però (al cinema non può mai mancare il “però”, la svolta che rende il film accattivante e avvincente, da seguire insomma) ad un certo punto Bud propone a Gekko di comprare la Bluestar Airlines (dove lavora come operaio il padre di Bud interpretato da Martin Sheen, padre anche nella vita reale di Charlie), con Bud come presidente, con l’idea di introdurre nuove idee di gestione della compagnia per renderla più profittevole per gli investitori/azionisti, tra cui quella di…ridurre gli stipendi dei dipendenti del 10-20%, un evergreen in materia (visita tra i nostri servizi le Ristrutturazioni Aziendali). Bud scopre in seguito che Gekko, in una logica sempre più guidata dall’avidità, progetta di dissolvere la compagnia aerea vendendo le azioni e provocando quindi il licenziamento di Carl e di tutto il personale, tra cui appunto il padre: nonostante Gekko abbia reso Bud ricco, questi intende mandarne all'aria i piani, of course…

Senza spoilerare troppo, quello che interessa narrare ed evidenziare è in particolare la scena (potrebbe fare da “spot” delle relazioni sindacali) che vede di fronte i futuri acquirenti della Bluestar Airlines e i tre rappresentanti dei sindacati (tra cui il padre di Bud): la scena è molto bella e realistica,  rende davvero idea  di cosa accade al tavolo negoziale quando si affrontano a “muso duro” i sindacati ed il (in questo caso futuro) management aziendale; la tensione della trattativa è molto alta, il confronto è serrato, anche e soprattutto tra padre e figlio! Quando i giochi sembrano (non) fatti, ed il punto di rottura sta per arrivare, succede in sintesi che il padre/operaio della fabbrica/rappresentante sindacale comprende e cerca di far capire al figlio/giovane rampante della finanza/rappresentante dei futuri acquirenti della compagnia aerea l’importanza di costruire rapporti senza pregiudizi, equilibrati e responsabili tra proprietà e sindacati, nell’interesse di tutte le parti in gioco.

Come si può facilmente enucleare dal movie che abbiamo identificato come film “feticcio” delle relazioni sindacali, le parti sociali più che mai devono mettersi in discussione e collaborare, oggi più che mai nel nostro Paese, poiché preme ricordare che l’articolo 51 del Decreto Legislativo 81 del 2015 delega alla contrattazione collettiva parecchie “materie”, che se ben disciplinate ed indirizzate, possono generare enormi, enormi benefici davvero (economici e non) per le Aziende e quindi per i lavoratori.

In conclusione, per giocare e vincere la partita di cui sopra, le RELAZIONI sindacali devono entrare in campo in grandissima forma, ergo devono essere portatrici sane di Umiltà, Passione ed Intelligenza, in servizio permanente: come? In primis coltivandole efficacemente, le RELAZIONI, tutti i giorni…

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