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IL TEMPORARY MANAGER, TRA MITI, REALTA' E OPPORTUNITA'

Scritto il 01 Luglio 2022

Figura professionale ancora poco conosciuta, ma innegabilmente emergente: il temporary manager chi è? Cosa fa? Chi può farlo e come? Ma soprattutto: che tipo di valore aggiunto può dare all’azienda?

DEFINIZIONE: MANAGER ASSUNTO PER UN PERIODO DI TERMPO DETERMINATO

È con queste poche parole che viene definito il temporary manager dall’enciclopedia Treccani; una descrizione così scarna che riflette perfettamente l’immaginario comune di questa nuova figura professionale, soprattutto da parte di molte aziende.
Obiettivo di questo articolo è, dunque, quello di espandere questa descrizione semplicistica (diffusa tra i più), che non riflette in alcun modo il valore aggiunto che un temporary manager può dare a un’azienda, soprattutto di questi tempi, caratterizzati da un’estrema dinamicità, sia da un punto di vista prettamente economico, sia da un punto di vista di opportunità (si pensi ai nuovi mercati emergenti, alle nuove preferenze dei consumatori da intercettare o ai nuovi mega trend da seguire, per restare nel grande gioco senza fine del business).
E, allora, cominciamo dalle fondamenta della questione.

CHI E' (DAVVERO) IL TERMORARY MANAGER? E, SOPRATTUTTO, COSA FA?

Il temporary manager (TM) può essere definito come colui che si impegna a gestire temporaneamente un’impresa o parte di essa, con ampie deleghe e potere decisionale, dotato di elevata professionalità e competenza e, soprattutto, dotato di alta motivazione nell’intraprendere nuove sfide stimolanti.
Possiamo, quindi, individuare ed esplicare singolarmente tutti questi fattori che caratterizzano il ruolo del TM.

IL TEMPORARY MANAGER LAVORA IN UN ARCO TEMPORALE PRESTABILITO

Può sembrare un aspetto banale, ma è fondamentale specificare il vero significato di questa caratteristica; infatti, il fatto che il temporary manager operi a tempo determinato ha numerose implicazioni.
Significa, innanzitutto, che:

  • il TM deve fare un’ampia analisi preventiva, una sorta di check up: deve avere ben chiari gli obiettivi che l’impresa si prefigge di raggiungere col suo ingaggio, per essere in grado di valutare se il tempo e i mezzi in dotazione permettono realisticamente di compiere il lavoro con successo;
  • il TM non lavora per farsi “rinnovare”, anzi, tutt’altro: obiettivo primario del TM è proprio l’opposto, ossia, non farsi rinnovare! Se questo avverrà, allora significa che la missione è stata compiuta: l’azienda e il management permanente sono ora in grado di “camminare con le proprie gambe”; il TM ha centrato a pieno l’obiettivo senza necessità di ulteriori proroghe; l’azienda è in grado di avanzare a pieno regime: insomma, tutti sono contenti.

IL TEMPORARY MANAGER GESTISCE L'IMPRESA CON AUTONOMIA DECISIONALE

Questo è un aspetto centrale, di straordinaria rilevanza, ed è proprio ciò che contraddistingue il temporary manager dal ruolo di consulente. Infatti, i 2 ruoli sono spesso confusi, anche se sono diversissimi tra loro (più che altro sono complementari: insieme sono in grado di dare valore aggiunto alla mission generale). Si consideri, quanto, segue:

  • il consulente è colui che consiglia. L’azienda, pertanto, a fronte di una consulenza, essendo dotata di un proprio sistema di management, può benissimo decidere di non seguire i consigli ricevuti, operando in maniera diversa. Oppure, anche qualora decidesse di avallare le proposte del consulente (cosa che, come ben sappiamo, accade spesso), sarà il management aziendale che metterà in atto il “piano” suggerito dal consulente (che, al massimo, potrà dare un supporto esterno);
  • il temporary manager è colui che esegue e opera. Se il TM non avesse le necessarie deleghe per poter agire autonomamente, il suo lavoro si vanificherebbe, per questo motivo la buona riuscita del progetto legato all’ingaggio del TM è spesso insito nella reale volontà del management permanente in azienda, ossia: è davvero disposto ad affidare la totale gestione aziendale a un professionista esterno? Se la risposta è no, allora non è con un TM che risolverà i problemi.

COMPETENZE PROFESSIONALI DI ELEVATO TENORE 

Il vero temporary manager è un soggetto che ha maturato una notevole esperienza da un punto di vista professionale, che “ha visto tanto”, sia per motivi professionali sia per pregresse esperienze formative.

Si tratta spesso di professionisti che hanno maturato diversi anni in posizioni manageriali e con elevata seniority; ma possono anche essere professionisti che hanno dedicato una vita in specifiche aree disciplinari (si pensi a un consulente del lavoro e alle sue competenze nella gestione di crisi derivanti da esuberi o alla gestione di trattative sindacali o, ancora, a forti espansioni di mercato, dunque con necessità urgente di gestire un enorme flusso in entrata di lavoratori, oppure all’avvocato esperto di diritto commerciale internazionale, che è in grado come nessun altro di seguire una fusione importante tra 2 grandi società straniere).

IL TEMPORARY MANAGER E' PORTATORE DI ALTA MOTIVAZIONE

Ed eccoci all’ingrediente finale, ma non meno importante dei precedenti.
Il temporary manager è chiamato a gestire in tempi rapidi delle questioni nuove, più o meno previste, e che necessitano di una soluzione/gestione urgente, con una fortissima attitudine e capacità di gestire il lavoro sotto stress (e per obiettivi). Per questo un professionista può anche essere portatore di elevata conoscenze, ma deve essere motivatissimo. Si tratta di un aspetto soft di questo ruolo, ma di preminente importanza; solo colui che riuscirà ad accogliere la sfida affidatagli come un qualcosa di estremamente stimolante, e peraltro con un approccio positivo e col giusto bilanciamento tra ottimismo e realismo, sarà realmente destinato a essere un ottimo temporary manager.

 

ARTICOLO ESTRATTO DA: 

STRUMENTI DI LAVORO N. 6/2022 - EUROCONFERENCE EDITORIA

 

 

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