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La busta paga di Marzo ai tempi del Covid-19: retribuzione piena con ferie o ridotta con cassa integrazione?

Scritto il 13 Marzo 2020

Il giorno 11 marzo 2020, il Presidente del Consiglio ha comunicato al Paese una nuova stretta per contrastare la diffusione del virus: su tutto il territorio nazionale è decretata la chiusura di tutti gli esercizi commerciali, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità, farmacie, edicole e tabaccai.

Trattandosi di una situazione del tutto eccezionale e che sta arrecando un blocco alle attività aziendali ed ai lavoratori, il governo dovrà stanziare parecchi fondi e dovrà varare un nuovo decreto (in arrivo presumibilmente venerdì 13 marzo) col quale verranno istituiti degli ammortizzatori sociali ad hoc per gestire questa emergenza: senz’altro verranno coperte anche le aziende sotto i 6 dipendenti (full time), con il “ritorno” della cassa integrazione in deroga (fondi regionali),  che ad oggi sono mediamente sprovviste di tali ammortizzatori sociali.

Il decreto definirà nel dettaglio quali sono le aziende destinatarie, la misura del trattamento economico integrativo ed il relativo pagamento, nonché i termini e le modalità di presentazione della domanda di cassa integrazione (quasi sicuramente senza bisogno della consultazione sindacale, nello specifico da considerarsi di scarsa utilità e fonte di ulteriori ritardi nella gestione dello strumento di cassa).

Nell’attesa di detto decreto, e prescindendo per un attimo dall’attuale situazione di gravità, si ricorda in generale che è una buona pratica far smaltire ferie, permessi e riposi residui ai lavoratori prima di ricorrere alla cassa integrazione. Tutto ciò alla luce delle seguenti considerazioni:

  • già la prassi INPS relativa alla concessione della Cassa Integrazione Ordinaria subordina la concessione del trattamento stesso all’esaurimento delle ferie maturate e non ancora godute e la giurisprudenza ha legittimato questa prassi in più occasioni; Il Consiglio di Stato (3987/2017) ha ribadito che “…il datore di lavoro deve utilizzare tutti gli strumenti organizzativi e contrattuali a sua disposizione (ferie, permessi, riposi residui) e solo quando gli strumenti organizzativi non sono sufficienti può ricorrere alla Cassa Integrazione.
  • Nelle Casse Integrazioni in Deroga concesse nel decennio appena concluso (a causa soprattutto della crisi economica tra il 2011 ed il 2015) è stato di frequente posto come requisito di accesso all’integrazione il dover preventivamente utilizzare gli strumenti ordinari di flessibilità (ferie incluse).

È quindi possibile che la regola della preventiva fruizione delle ferie (ancorché più onerosa per le aziende) sia utilizzata anche per l’attuale emergenza da Corona virus.

Tale requisito sarebbe peraltro totalmente in linea con le ripetute raccomandazioni dei DPCM degli ultimi giorni: ricordiamo infatti che il Governo, al fine di evitare il più possibile la diffusione del virus, ha fortemente raccomandato ai datori di lavoro di far fruire ferie e permessi ai lavoratori dipendenti, oltre che di favorire lo smart working ove possibile…

 

 

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