PERMESSI 104: UN DIRITTO CHE VA OLTRE LA CURA, VERSO IL BENESSERE INTEGRALE DEL LAVORATORE
Scritto il 13 Gennaio 2025
Quando parliamo dei permessi previsti dall’articolo 33, comma 6, della Legge 104/1992, spesso li associamo esclusivamente a esigenze di cura diretta. Ma è davvero così? La Corte di cassazione ci offre un'interpretazione più ampia e umana: questi permessi non si limitano al trattamento sanitario. Sono pensati anche per garantire l'integrità fisica e mentale del lavoratore, favorendo la sua integrazione sociale e familiare.
Cosa significa?
Non è necessario che ogni ora di permesso venga dedicata a una cura medica o a un’attività direttamente riconducibile alla disabilità grave. Anche momenti che contribuiscono al benessere psicologico e all'equilibrio personale rientrano nelle finalità protette dalla legge. Lo afferma chiaramente l’ordinanza 31330/2024 della Cassazione, depositata il 6 dicembre: un lavoratore può usufruire di questi permessi per attività che sostengono il suo benessere globale, purché riconducibili all'handicap grave.
Il caso concreto.
Una lavoratrice è stata licenziata perché, secondo l’azienda, le attività svolte durante i permessi 104 non erano conformi alla legge. La Suprema Corte ha però ribaltato questa visione, richiamando precedenti significativi (sentenza 20243/2020): il concetto di “cura” va interpretato in modo ampio. Ciò che conta è che il lavoratore utilizzi il permesso in linea con le finalità previste, non che rispetti un’idea rigida e limitativa.
E il rendimento sul lavoro?
Quanto alla contestazione di scarso rendimento, un'altra questione centrale, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: le assenze dovute a malattia o permessi protetti dalla legge non possono giustificare un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, a meno che non venga superato il periodo di comporto.
Un diritto umano, non solo lavorativo La Cassazione ci ricorda che la tutela della salute, sia fisica sia mentale, è un valore costituzionale irrinunciabile. La legge non protegge solo il lavoratore come risorsa produttiva, ma come persona. La “cura”, infatti, può essere intesa anche come momenti di ristoro, benessere e sostegno al nucleo familiare.
Cosa deve sapere un datore di lavoro?
- I permessi 104 non devono essere interpretati in modo restrittivo, ma con equilibrio, considerando il loro scopo ultimo.
- È importante evitare licenziamenti basati su valutazioni arbitrarie o sull’impatto delle assenze protette, per non rischiare di incorrere in decisioni illegittime.
- La corretta gestione di queste situazioni richiede competenza e dialogo, per prevenire conflitti e tutelare entrambe le parti.
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