RIFORMA FISCALE: A CHE PUNTO SIAMO?
Scritto il 16 Febbraio 2021
Col nuovo Governo, guidato dall’ex Presidente della BCE Mario Draghi, torna in primo piano il tema di un’indispensabile riforma del sistema fiscale italiano. Ecco cosa potrebbe accedere nei prossimi mesi.
Se ne parla da qualche tempo (anni!) e al tempo stesso è anche motivo di aspre divisioni politiche (flat tax si, flat tax no, più tasse per i più ricchi, più progressività), ma una cosa è sicura: la riforma del sistema fiscale italiano è una priorità assoluta.
Più in particolare, la riforma si rende necessaria soprattutto per modificare l’attuale sistema dell’IRPEF, l’imposta sui redditi delle persone fisiche, che da troppo tempo è un vero e proprio macigno sui redditi della classe media.
Illustriamo nella seguente tabella gli attuali scaglioni IRPEF:
SCAGLIONE |
FASCIA DI REDDITO |
ALIQUOTA FISCALE |
I |
Fino a 15'000,00 Euro |
23% |
II |
Tra 15'000,00 e 28'000,00 Euro |
27% |
III |
Tra 28'001,00 e 55'000,00 Euro |
38% |
IV |
Tra 55'001,00 e 75'000,00 Euro |
41% |
V |
Oltre i 75'001,00 Euro |
43% |
Un sistema di scaglioni progressivo, dove possiamo subito notare il punto più problematico per i cittadini: il terzo scaglione con l’aliquota che schizza a +11 punti percentuali (38%!) rispetto al precedente scaglione; inoltre al maggiore reddito diminuiscono pure le detrazioni, quindi l’aliquota marginale e’ ulteriormente piu’ alta!
Chiamarla vessazione forse è non poi così del tutto improprio; soprattutto se a pensarla così è anche Mario Draghi.
Infatti, secondo il nuovo Premier, il sistema IRPEF dovrebbe ispirarsi ad una maggiore progressività, come del resto ci impone la nostra Costituzione all’articolo 53, soprattutto in quella fascia di reddito dove l’aliquota diventa così tanto alta già dai 28mila euro, e così ci rimane per altri quasi 30mila euro (fino a 55mila); per questo il Professore potrebbe decidere di far varare, già nei primi mesi del suo Governo, un sesto scaglione, tra i 28mila e i 55mila, per mitigare quello che è un peso fiscale divenuto ormai insostenibile per oltre 7 milioni di contribuenti.
Dunque la linea del “non ci saranno nuove tasse” (tanto amata dall’ala destra della nuova maxi coalizione di maggioranza, che sembra aver accettato il tramonto della possibilità di una flat tax), sembra che verrà ampiamente mantenuta, anzi: per alcuni le tasse, IRPEF in particolare, potrebbero cominciare a calare.
Inoltre sembra che il vento stia per cambiare anche per la nota “politica economica fondata sui bonus”, figlia di una visione miope e con vedute di (troppo) breve termine: è sempre più forte la volontà di ripensare un fisco che tra migliaia di micro-interventi, una miriade di bonus e sconti e un’infinità di provvedimenti settoriali ha perso ormai ogni collegamento con i pilastri della sua impostazione originaria.
E per il problema dell’evasione fiscale? Il Governo guidato da Draghi dovrebbe proseguire la linea intrapresa dal suo predecessore Giuseppe Conte (è molto probabile che continui dunque a rimanere in vigore il tanto amato piano Cashless, nella sua doppia articolazione cashback di Stato/lotteria degli scontrini), e chissà che non arrivino nuove maxi-sanzioni per gli evasori, grandi o piccoli che siano.
Del resto la posizione dell’ex numero uno della BCE è nota, già dal 2010, quando nel bel mezzo di un discorso pubblico si allontanò dal testo preparato, affermando senza mezzi termini: “Credo che gli evasori siano tra i responsabili della macelleria sociale, espressione rozza, ma efficace”.
Il vento sta (finalmente) per cambiare.
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