NOMADI DIGITALI: E I CITTADINI EUROPEI?
Scritto il 09 Settembre 2022
Finora abbiamo parlato di nomadi digitali extra UE … e i cittadini europei?
NOMADI DIGITALI COMUNITARI
Il fatto che la legge di conversione del D.L. Sostegni-ter si rivolga specificamente a cittadini non comunitari non significa assolutamente che non possano venire in Italia altri colleghi europei, sempre in veste di nomadi digitali.
Il motivo per cui la legge non ne ha parlato in modo specifico è estremamente semplice: sarebbe stata una disposizione ultronea, una sorta di inutile specificazione.
- Infatti, i cittadini dell'Unione Europea hanno pieno diritto di soggiornare e di circolare nel nostro Paese liberamente e senza alcuna necessità di visto o permesso di soggiorno; di conseguenza, possono svolgere qualsiasi genere di attività lavorativa senza alcuna differenza rispetto alle condizioni applicate ai lavoratori italiani.
Pertanto, un cittadino europeo che volesse fare il nomade digitale nel nostro Stato non avrebbe alcun vincolo, potendolo già fare (da molto tempo) senza alcuna rigida limitazione temporale.
NOMADI DIGITALI ITALIANI
Ed eccoci arrivati all’ultima categoria possibile di nomadi digitali.
Non esiste alcuna preclusione che impedisca a cittadini italiani, autonomi o dipendenti, di lavorare senza fissa dimora in giro per tutta la nostra penisola, anzi: esiste un ben preciso inquadramento di questo fenomeno, e non è altro che lo smart working (nella sua concezione più “estrema”).
- Infatti - è cosa buona e giusta ribadirlo - lo smart working altro non è che una nuova concezione manageriale, ove le persone che popolano le nostre aziende vengono investite di maggior fiducia e senso di responsabilità, che corrisponde, appunto, a una maggiore flessibilità in termini di tempo e luogo di lavoro. Una policy aziendale ben fatta consentirebbe ai lavoratori di lavorare ovunque, da nomadi digitali tout court.
E attenzione: è possibile fare in modo che il lavoratore lavori come nomade digitale non in modo esclusivo, ma solo in determinati periodi di tempo, favorendo esperienze di nomadismo digitale temporaneo (potrebbe anche essere una dinamica premiale? Perché no!): lo si può fare con accordi di smart working a tempo determinato oppure a tempo indeterminato con una possibile e prestabilita pianificazione (di massima) dei periodi dell’anno in cui il lavoratore sarà svincolato da un luogo preciso ove rendere la prestazione.
Sarebbe una scelta vincente, motivante: si consideri, infatti che quasi tutti coloro che hanno provato un’esperienza temporanea di nomadismo digitale hanno dato una valutazione pienamente positiva, e lo rifarebbero; c’è poi un 93% di persone che sarebbero potenzialmente (per il lavoro che svolgono) interessate a vivere la propria esperienza da nomade digitale, disposte a soggiornare per periodi di tempo in piccoli comuni e borghi dei territori marginali e aree interne del nostro Paese (fonte: Secondo rapporto annuale 2022 sul nomadismo digitale in Italia, pubblicato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali) .
Come a dire: care aziende, non abbiate timore di implementare piani di flessibilità che consentano il nomadismo digitale, perché i lavoratori li apprezzeranno.
Se, poi, c’è qualcuno che storce il naso all’idea di dipendenti di qualsiasi età che svolgono smart working in un periodo più o meno lungo di nomadismo digitale, pensando che sia più una cosa per “giovani freelance”, ecco degli altri dati: sempre secondo il sopracitato rapporto dell’Associazione italiana nomadi digitali, coloro che hanno già sperimentato esperienze di nomadismo digitale sono principalmente dipendenti (52%); si tratta di persone con un livello medio di istruzione molto alto e con un’età media di 40 anni.
Per non parlare, poi, dei benefici percepiti a livello aziendale e delle singole persone: se ben fatto e ben impostato, il nomadismo digitale può dare numerosi vantaggi in termini di produttività e soddisfazione
delle persone, principalmente derivati del rinnovato equilibrio psico-fisico portato dal “lavorare secondo i propri tempi”, perché in una dinamica del genere quello che conta è il risultato, il raggiungimento degli obiettivi.
Illustrata questa (doverosa) carrellata di dati e informazioni giuridiche, è possibile riassumere le condizioni per lo svolgimento regolare di nomadismo digitale in Italia nella seguente tabella.
Extracomunitari | Stranieri cittadini UE | Italiani | |
Condizioni | Serve un apposito permesso di soggiorno, previso dal D.L. Sostegni-ter; procedura per l’ottenimento del permesso semplificata, al di fuori delle quote del Decreto flussi e previa dotazione di assicurazione sanitaria, senza necessità di nulla osta | I cittadini europei possono lavorare in Italia da nomadi digitali senza alcun vincolo, in virtù dei vigenti trattati e regolamenti dell’Unione Europea | • Nessun vincolo per autonomi; • Serve l’accordo di smart working per i lavoratori dipendenti, regolarmente comunicato al Ministero del lavoro tramite apposita piattaforma telematica |
Idoneo per autonomi | SI | SI | SI |
Idoneo per dipendenti | Sì. Il nomade può entrare in Italia sia come dipendente di azienda estera, ma può anche lavorare per un’azienda italiana | SI | Sì, nell’ambito di un accordo di smart working (sia a tempo determinato che indeterminato) |
Durata massima | 1 anno | Nessun vincolo | Nessun vincolo per autonomi; se si tratta di dipendenti, nel rispetto della durata dell’accordo di smart working |
Operatività | Non operativo; si attende Decreto del Ministero dell’interno | Operativo, assenza di particolari vincoli e/o procedure | Operativo; se si tratta di dipendenti, serve l’accordo di smart working |
PERCHE' OSSERVARE ATTENTAMENTE IL FENOMENO DEL NOMADISMO DIGITALE?
Partito come fenomeno di nicchia per pochi, il nomadismo digitale può essere inquadrato come uno di quei mega trend del mondo del lavoro, che si svilupperà sempre di più nel decennio in corso e che sarà bene osservare per comprenderne eventuali potenzialità.
Di seguito elenchiamo una serie di spunti e chiavi di lettura, attraverso le quali osservare questa novità emergente, che, a parere di chi scrive, è qui per restare.
- nuovi mercati e opportunità. Il “caso Madeira” e … il PNRR?
- I nomadi digitali producono reddito in un determinato luogo (spesso all’estero), ma spendono il loro denaro qui da noi; vivendo qui, hanno bisogno di innumerevoli servizi: dalla tecnologia, ai servizi abitativi e di manutenzione degli immobili, per non parlare dei servizi di cura alla persona, alla cultura e allo svago.
Se si pensa che vengono scelti prevalentemente luoghi abbastanza “remoti”, lontani dai grandi centri urbani, ecco che si hanno grandiose opportunità di rilancio/slancio economico di territori che fino a oggi sono stati considerati marginali (appunto: piccoli borghi, paesi antichi tra le colline; insomma, meraviglie perdute e da rilanciare); tutto questo crea nuove e incredibili opportunità di business, in particolare per i territori che decideranno di investire per cavalcare il fenomeno.
Della serie: non rimaniamo con le mani in mano; aspettiamoci il sorgere di nuove attività imprenditoriali, in territori nuovi, con un menù di servizi ampio e dedicato a una clientela internazionale.
Stiamo parlando di dinamiche che altrove si stanno già sviluppando con forza: ne è un esempio quello che sta succedendo nella bellissima isola di Madeira (territorio politico del Portogallo, al largo delle coste marocchine nell’Oceano Atlantico).
Madeira è un’isola dal clima perfetto che vive di turismo; ha preso una “brutta batosta” col Covid, visto l’incredibile calo di afflusso dei turisti, ma nel febbraio 2021 c’è stata una svolta: dalla brillante mente di un giovane Millenials, Gonçalo Hall, a Ponta do Sol, nel sud-ovest dell’isola, è nato il primo villaggio per nomadi digitali in Europa. È stato un successo enorme: un vero e proprio conglomerato di servizi specifici, efficienti e dedicati ai nomadi digitali, che ha attratto molti professionisti e che ha dato una scossa all’economia dell’isola. Da prendere d’esempio, perché può essere solo il primo di una lunga serie di fenomeni analoghi, se poi pensiamo al PNRR … Ma rimaniamo coi piedi per terra e torniamo nel nostro Belpaese. Infatti, nel PNRR è presente un “piano nazionale borghi”, voluto dal Ministro Franceschini, il quale ha vaticinato qualche mese fa quanto segue:- Nuove condizioni tecnologiche consentono di far diventare luoghi di lavoro reali delle località che fino a pochi anni fa non potevano attrarre né persone, né occupazione: abbiamo un miliardo di euro e vogliamo vincere la sfida del ripopolamento.
- Da nord a sud in Italia vi saranno 250(!) borghi (“Crea-attivi”, vengono definiti) che potranno beneficiare di alcuni milioni di euro destinati, tra l’altro, a: coworking, incubatori di start-up innovative, alberghidiffusi (l'albergo diffuso è “un'impresa ricettiva alberghiera situata in un borgo, formata da più case, preesistenti e vicine fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi alberghieri a tutti gli ospiti”), festival internazionali, residenze d’artista, smart community, etc..
- I nomadi digitali producono reddito in un determinato luogo (spesso all’estero), ma spendono il loro denaro qui da noi; vivendo qui, hanno bisogno di innumerevoli servizi: dalla tecnologia, ai servizi abitativi e di manutenzione degli immobili, per non parlare dei servizi di cura alla persona, alla cultura e allo svago.
- Alla ricerca del professionista perduto
- Secondo il già citato report sul nomadismo digitale, pubblicato a marzo 2022 dall’Associazione nomadi digitali, tra chi è interessato al nomadismo digitale c’è un 30% di persone interessate al nomadismo digitale in Italia, che tra i “servizi essenziali” vorrebbe poter usufruire di convenzioni con professionisti e consulenti locali esperti in materie legali, fiscali, assicurative, amministrative e facilitazioni per l’ottenimento del visto. Peraltro, è presumibile che, visto l’imminente lancio dello speciale permesso di soggiorno qui in commento, questa percentuale sia destinata a salire: noi professionisti dovremo farci trovare pronti, sotto ogni punto di vista.
- Benvenuto work-life balance
- Ultimo punto, il benessere legato alla flessibilità del nomadismo digitale o di altre forme di flessibilità non necessariamente così “forti”.
Sempre più persone saranno interessate a simili forme di svolgimento della prestazione lavorativa: le aziende che per prime le regoleranno avranno il vantaggio del first mover a livello di attrattività, con un miglioramento qualitativo di employer branding.
Sempre più lavoratori, in particolare i più giovani, aderiscono alla YOLO Economy (acronimo inglese che sta per You Only Live Once, tu vivi una volta sola), ossia un’economia di persone che danno la massima priorità alla flessibilità e al benessere nella scelta del lavoro, abbandonando definitivamente il paradigma del lavoro frenetico e stressante: si tratta di una tendenza che decollerà sempre di più e che non si può non tenere a mente.
- Ultimo punto, il benessere legato alla flessibilità del nomadismo digitale o di altre forme di flessibilità non necessariamente così “forti”.
CONCLUSIONI
È innegabile che stiamo vivendo un rapido e profondo cambiamento nel modo di vivere e concepire la vita lavorativa: in sintesi, stiamo vedendo l’avvento di una nuova cultura organizzativa, di un nuovo modello di lavoro basato sul senso di responsabilità, creatività, autonomia e capacità innovativa individuale.
Ora si tratta di capire come le aziende e gli uffici del personale si adegueranno; cambiare la cultura aziendale non è e non sarà semplice, in alcune aziende probabilmente il management (quello più c.d. “tossico”) dovrà essere “riqualificato” (rectius, licenziato). Una possibile strategia potrebbe essere quella di promuovere in posizioni apicali persone che hanno un way of life più equilibrato, per esempio più donne nelle “stanze dei bottoni”: le donne, in fondo, da sempre sono abituate a far fronte a vari impegni, nel lavoro e nella vita privata, ergo potrebbero essere più efficaci nel cambiare i modelli organizzativi, incoraggiando una maggiore sensibilità ai risultati/obiettivi rispetto ai processi, sviluppando maggiormente l’autonomia rispetto al controllo sociale, dando, così, una notevole spinta a un’organizzazione del lavoro agile, sic et simpliciter.
Tutte queste scosse sismiche al mondo del lavoro porteranno anche ulteriori effetti, più intimamente psicologici: oggi le norme sociali (e quindi anche le app dei calendari, per esempio) definiscono quando è “consono” lavorare, pertanto lavorare “fuori dal coro”, fuori dal regolare orario di lavoro, può pregiudicare la motivazione (se il nomade digitale e smart non ha un adeguato mindset): ma se un domani i giorni festivi non fossero più evidenziati in rosso?
Ecco che la flessibilità, una manna per il mondo del lavoro “post moderno”, non andrà a scapito del delicato sciabordare della motivazione intrinseca, anche quest’ultima imprescindibile sul posto di lavoro.
Per concludere, citiamo un proverbio suggestivo, il quale recita che "quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri costruiscono mulini a vento". Ad maiora!
ARTICOLO ESTRATTO DA: EUROCONFERENCE - LA CIRCOLARE DI LAVORO E PREVIDENZA N. 31 DEL 21 LUGLIO 2022
Ultimi articoli
12 Novembre 2024
29 Ottobre 2024
Articoli popolari
22 Luglio 2020
01 Giugno 2021
17 Giugno 2020